QUALCOSA NON TORNA / La versione di Rino La Forgia

QUALCOSA NON TORNA

Anzitutto: l’intesità di gioco è notevole sin dai primi minuti. Nonostante ciò le incongruenze a livello di uomini e schemi sono ancora una volta emerse, pur considerando che se entri in campo carico sopperisci alla grande a certe carenze. Ed è quello che il Foggia, specie nella frazione di gioco, ha fatto. Chiaro anche però che se l’intensità e il possesso palla non sono accompagnati da idee dalla trequarti in avanti ed il tutto è messo nei piedi di Kalombo (diciamocela tutta), le partite le puoi vincere solo ai punti e, stando così le cose, succede magari che a 5 minuti dal riposo rischi pure nell’unica azione della Virtus in tutto il primo tempo, oltre ad un rigore richiesto qualche minuto prima.
Così che l’andazzo devono averlo capito pure gli avversari, se all’inizio della ripresa sono rientrati in campo con un piglio più autoritario.
Secondo tempo dunque più combattuto ed aperto, perchè, se da una parte il Foggia doveva cercare di portare a casa la vittoria, dall’altra quelli della Virtus comprendevano che….“se non osiamo oggi, quando?” Forti peraltro del fatto di aver messo in campo una squadra ben equilibrata, con degli avanti piuttosto insidiosi.
Succede dunque che i nostri vanno in vantaggio sia pure su una genialata di Rocca che ubriacava qualche difensore, prima di deporre in rete. Da lì evidentemente i nostri avversari, che già da prima avrebbero meritato almeno la spartizione della posta, riescono a raggiungere la parità. Parità assolutamente meritata, diciamolo.
Termineremmo così se non fosse che non ci tornano alcune scelte tecniche di Marchionni, e da tempo.
Già a Teramo a nostro avviso avevi tutto da guadagnare e non si capiva lo spirito “sparagnino”, ma forse sarà stato il tentativo di portare a casa un punticino? Mah.
Ora in campo amico, contro una diretta concorrente, in una partita da vincere a tutti i costi, mi metti gli unici due attaccanti in naftalina? Eppoi ti lamenti se non siamo freddi in area?
Francamente non comprendiamo e il tutto lascia spazio a delle considerazioni.
Intanto inizi senza attaccanti, snaturando giocatori che non lo sono; poi vai in vantaggio ed anzichè rinforzare un centrocampo o una difesa, mi mandi in campo prima l’uno e poi l’altro del reparto avanzato?
Stando così le cose mi chiedo se i Balde o i Dell’Agnello siano considerati o meno dal mister e/o se attende di “segarli” per prendere qualche suo pupillo, e neppure ci torna il fatto che poi comunque li mandi in campo, sia pure verso il finale.
Non ci torna il fatto che, giocando con una gran frequenza, non si capisca perchè i già citati non danno modo di far rifiatare altri. Si dirà che l’apporto di chi gioca sempre è indispensabile, e siamo d’accordo su un Rocca, un Curcio. Ma un D’Andrea non mi sembra stia facendo faville. Del resto anche lo stesso ragazzo non è entusiasta delle proprie prestazioni. Ma potremmo citare altri giocatori. Così come non ci torna che, a parte noi tifosi, spesso è lo stesso mister che non è contento delle prestazioni della propria squadra. Noi siamo tifosi e sicuramente diremo anche cavolate. Ma lui ne è responsabile o no?
Vedendola invece in prospettiva classifica siamo sereni: anche un punto fa muovere la classifica, come si dice in questi casi.

F. F.

Rino La Forgia