Auguri Ciccio Baiano! I 50 anni del bomber di Zemanlandia
Ciccio Baiano compie cinquant’anni; e qui da noi, a Foggia, nessuno lo ha dimenticato, neppure chi non lo ha mai conosciuto. Se da queste parti dici Baiano allora stai parlando di serie A, di Zemanlandia e dell’Università della zona, di imprese uniche, di fasti irripetibili, di trentotto gol in due stagioni, numeri da record per quei tempi.
Ciccio Baiano, i cinquant’anni del bomber di Zemanlandia
Baiano è un personaggio di quelle storie che si tramandano di generazione in generazione – oralmente, diremmo, se non ci fossero fior di testimonianze video e cartacee di quanto andiamo a raccontare. Doveroso celebrare il cinquantesimo compleanno del bomber che in coppia con Beppe Signori, altro fresco cinquantenne, ha fatto sognare per due stagioni il pubblico dello Zaccheria.
Già, due anni soltanto, intensi come due secoli. Per l’esattezza dal 1990 al 1992, due campionati – uno in B e uno in A – nei quali Ciccio Gol, al secolo Francesco Baiano da Soccavo, ha impresso il proprio nome come un marchio a fuoco nella storia ormai quasi centenaria dei colori rossoneri. Arriva nell’estate del 1990, tra lo scetticismo generale, con la fama di promessa mai mantenuta del vivaio del Napoli. Gli espertoni da Bar Sport, quelli convinti di saper tutto di tutti solo guardando gli score, storcono il naso davanti ai numeri recenti del Golden Boy campano: solo sei gol ad Avellino nella stagione precedente, troppo pochi per una squadra che ambisce al salto in serie A. In pochi sanno che ai tempi delle giovanili Baiano ha strappato un paragone da far tremare le gambe. L’autore è nientemeno che Claudio Garella, il portiere degli scudetti di Verona e Napoli a metà degli anni Ottanta. Il fatto è che a Ciccio Baiano in campo le gambe non tremano proprio mai, neppure a diciassette anni, e nelle partitelle di metà settimana quando quel ragazzino va sul dischetto il portiere finisce
sempre dalla parte opposta rispetto al pallone. “È freddo come Diego”, sentenzia una volta Garellik, e non serve specificare il cognome, ché con i miti non si scherza. Però non vanno neppure presi sotto gamba certi endorsement – un termine che ancora non si usa, tanto per capire di che epoca remota parliamo. E difatti di lì a poco diverrà un mito pure Baiano.
Il fiuto di Peppino Pavone, la fiducia – ricambiata in pieno – di Zdenek Zeman, la partnership subito esplosiva con Roberto Rambaudi e Beppe Signori nel mitologico Tridente: è l’incipit di una storia di quasi trent’anni fa, una storia già sentita milioni di volte che non smetteremmo – e non smetteremo – mai di raccontare. La première allo “Zaccheria” è sotto i riflettori, nelle amichevoli di fine agosto; Ciccio gol va a segno nel derby con il Lecce, formazione che milita in serie A, ma è nel due a due con il Nottingham Forest che toglie ogni dubbio prendendosi gioco di un gigante come Des Walker, appena qualche mese prima colonna della retroguardia inglese ai Mondiali di Italia 90. È il primo assaggio di un cammino trionfale: alla prima di campionato arrivano subito due centri nel cinque a zero al Cosenza, poi un breve blackout suo e della squadra prima del ritorno al gol su rigore, contro il Verona, per un successo a tempo scaduto che è il primo passo della cavalcata verso la serie A. Il 19 maggio Baiano corona una stagione da record con la tripletta alla Triestina nel cinque a uno che sancisce il ritorno nella massima serie, dopo tredici anni, con quattro turni di anticipo. A fine stagione il bomber del Foggia di Zeman, a segno ventidue volte, divide la testa della classifica marcatori con due mostri sacri del calcio mondiale come Abel Balbo e Walter Casagrande.
In A Baiano ci ha già giocato, giovanissimo: tanti spezzoni e soli due gol a Empoli nel lontano 1985-86. Ora è maturato, e mette subito in chiaro di esser tornato per fare il protagonista. L’esordio, il primo di settembre, è a San Siro contro l’Inter: sulla carta il Foggia è destinato al martirio ma ci pensa Ciccio, in avvio di ripresa, a portare avanti i rossoneri, ripresi quasi subito da Ciocci per un pareggio dal sapore dolcissimo. Poi arriva la Juventus, e quella legge tutta italiana secondo cui le neopromosse devono pagare dazio: oltretutto si gioca in campo neutro, a Bari, perché i lavori allo Zaccheria sono in ritardo e perché l’incasso grosso fa gola. Lontano dal catino di viale Ofanto, Baiano sta per castigare pure la Signora quando Marocchi non si fa problemi a stenderlo, in piena area, tanto sa di farla franca, con quel Lanese là a fischiare a senso unico. Così è, e la farà franca pure Julio Cesar, che smanaccia un cross di Petrescu, dopo che Schillaci ha già segnato il gol che dà la vittoria ai bianconeri. Il Foggia si riprende subito: va a vincere a Firenze e fa il bis in casa con il Cagliari, quando Baiano torna a far gol.
Arriva il derby contro il Bari, che il 3 novembre 1991 viene allo “Zaccheria” convinto di far punti e in avvio i rossoneri si spaventano un po’, ma al minuto diciotto – indovinate un po’? – ci pensa Ciccio-gol, a stutare le velleità levantine con una traiettoria che fende l’aria densa di tensione e inquadra l’incrocio dei pali, un’opera d’arte, un gol tra i più spettacolari dell’intera storia rossonera. Quel giorno Baiano ne fa tre, il Foggia stravince quattro a uno, poi il 29 di marzo è ancora Baiano ad aprire le marcature nel derby di ritorno che di fatto stabilisce le gerarchie regionali, ovvero il Foggia in serie A e il Bari giù.
Nel frattempo di Baiano si è accorto anche Arrigo Sacchi, fresco CT della Nazionale, che lo lancia dal primo minuto al fianco di Vialli nel primo incontro sulla panchina azzurra. A Genova, con la Norvegia, la sensazione è che la presenza in classe del ragazzino nuovo e parecchio bravo non sia ben digerita da alcuni dei ripetenti, bocciati nelle qualificazioni a Euro92. Dalla retroguardia piovono così tanti, troppi lanci lunghi di Franz Baresi, ignaro in apparenza del fatto che Ciccio è un metro e sessantasette e di testa, in mezzo ai colossi scandinavi, non può prenderla mai. Così Sacchi a inizio ripresa richiama Baiano e fa entrare Rizzitelli, assai più integrato nel gruppo, che va pure in gol, servito dai compagni che nel frattempo si sono persino messi a giocare a calcio. L’avventura di Ciccio Baiano in Nazionale di fatto si esaurisce lì; il secondo e ultimo capitolo è datato il 20 dicembre, quando proprio a Foggia si gioca Italia-Cipro. Stavolta Baiano parte dalla panchina, poi entra in campo a furor di popolo quando i giochi sono ormai fatti. Si sbatte parecchio, Ciccio, vuole far bella figura, ma neanche stavolta i compagni lo assecondano, e dopo quella volta Sacchi non lo richiama più. A fine stagione però è lui – non Vialli – il secondo miglior marcatore italiano della serie A, terzo nella classifica dei bomber con sedici reti alle spalle di Van Basten e Baggio, che in due sommano quattro Palloni d’oro. Niente male per un novellino.
A giugno del 1992 il Foggia e Ciccio Baiano si salutano per sempre, perché la Fiorentina scuce quattordici miliardi di lire per assicurarsi le prestazioni del gioiello di Soccavo. Baiano incrocerà più volte i Satanelli sia in maglia viola che svariati anni dopo, in serie C, con la Sangiovannese, e quasi mai mancherà di darci qualche dispiacere. Ma va bene così: niente potrà scalfire le memorie gioiose di un biennio incancellabile.
Tanti auguri di vero cuore per i tuoi cinquant’anni, caro Ciccio Baiano.