A mente fredda/ Foggia, bene i tre punti con la Virtus ma… Cosa funziona e cosa non funziona
Tre punti per costruire fiducia, scacciare le nubi di inizio torneo e non perdere troppo terreno. È questo il senso della vittoria dei rossoneri contro la Virtus Francavilla di Calabro, nel bel mezzo di un trittico difficile da affrontare in una sola settimana per un complesso che appare ancora un cantiere aperto. L’iniezione di ottimismo può agevolare i “lavori in corso”, con qualche…ricalibrazione in corso d’opera, soprattutto sul piano tattico, evidentemente resasi necessaria anche nei piani del tecnico Boscaglia. Ma vediamo nel dettaglio cosa ha funzionato nella serata dello Zaccheria e cosa invece è parso invece da rivedere.
COSA FUNZIONA – L’avevamo annunciata ma è stata di fatto ugualmente una sorpresa: il 4-2-3-1 va (temporaneamente?) in soffitta, sostituito da una sorta di 4-3-3 con un mediano in più e un trequartista (in questo caso Schenetti) in meno. Il riscontro è positivo: il centrocampo a tre ha consentito alla squadra una maggiore compattezza. Le distanze tra i reparti si sono dilatate meno nei vari momenti della partita e la squadra è rimasta sempre sostanzialmente corta. Dunque si è coperto bene il campo e si è pressato ancora meglio. Dal pressing e dalle palle recuperate sono arrivati i palloni più interessanti (per la verità non molti). Poi, dopo il gol, si è rischiato poco. Si è preferito difendere in 11 dietro la linea della palla nell’ultima parte della gara, ottica sparagnina ma perlomeno concreta e, alla fine efficace: la Virtus non ha tirato praticamente mai in porta e i pericoli sono arrivati più che altro da palloni lunghi in area spesso fuori misura. La vittoria, poi, può dare fiducia. Sui singoli: Odjer è un prezioso interruttore del gioco avversario; la coppia Malomo-Di Pasquale è solida; Vuthaj e Ogunseye hanno tanta voglia e cazzimma; e c’è stata anche una piacevole scoperta: Frigerio, quantità e intensità, peraltro assistman di giornata.
COSA NON FUNZIONA: la costruzione dal basso semplicemente non è esistita. Più volte si è ripetuto il refrain del centrale che passa al centrale che passa al terzino che, o ritorna al centrale di cui sopra, o fa il lancione lungo e palla persa. Questo perchè il pur indispensabile Odjer NON è un regista: non si abbassa mai per proporre ai centrali lo sbocco alla manovra, perchè non ne ha l’attitudine o la capacità tecnica; la rosa, come detto da più parti, la qualità ce l’ha ma appare mal assortita: non sembra esserci un altro incontrista con le caratteristiche di Odjer e non c’è un altro regista oltre Petermann; in tal senso non si spiega facilmente l’idea di fare a meno di quest’ultimo. Inoltre, al netto dei possibili falli da rigore non sanzionati (con la sensazione che almeno uno andava valutato diversamente), la squadra crea ancora troppo poco in avanti. Le distanze tra la punta e gli esterni sono parse a volte siderali e questi ultimi in certi momenti della gara hanno girato a vuoto: segno che c’è necessità di lavorare ancora parecchio sui meccanismi e sulle sincronie tra movimenti e linee di passaggio. Fatto sta che senza l’errore del difensore che si lascia scappare completamente D’Ursi (pregevole l’intuizione di Frigerio, ma si è trattato pur sempre di un cross dalla tre quarti) è difficile immaginare in che modo si sarebbe potuto sbloccare la partita. Infine: nel finale di gara era lecito aspettarsi qualche ripartenza in più, approfittando degli spazi maggiori lasciati dall’avversari, ma è rimasta invece la sensazione resa da buona parte della gara in merito a una squadra che non sa ancora cosa fare nelle varie situazioni di gioco: è l’evidenza che questo cambio di modulo richiederà altro tempo, anche se sembra offrire qualche garanzia in più.
IN CONCLUSIONE: non andavano esagerati prima i toni drammatici e le condanne al patibolo per Boscaglia dopo le due sconfitte disastrose; non vanno esagerati ora i toni entusiasti o addirittura di rivalsa dopo la “vittoria del cuore”. Va invece sottolineato (e pensiamo che sarebbe stato più onesto e costruttivo farlo dopo le due sconfitte, piuttosto che dopo una vittoria) che questa squadra era e resta un cantiere aperto. Sbagliato pensare che tutto fosse invece già bell’e pronto per un campionato di alto profilo, con il corollario di aspettative dirompenti che hanno subito amplificato il rumore della doppia debacle. C’è molto lavoro da fare e un percorso ancora lungo da affrontare prima di poter capire che prospettive ha questa squadra: una vittoria come questa vuol dire ancora poco, si capirà col tempo il suo significato. Intanto qualche “verdetto” più che altro lo sta emettendo l’allenatore, in merito ad alcune scelte tecniche. Mentre il “verdetto” sul tecnico stesso, grazie a questa vittoria, è stato perlomeno sospeso dopo le critiche e i malumori suscitati dal traumatico inizio di torneo. C’è da augurarsi che ciò rappresenti un viatico per un lavoro più sereno e toni più pacati nelle prossime settimane.
Giancarlo Pugliese
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IL TABELLINO / FOGGIA-VIRTUS FRANCAVILLA 1-0
Reti: 56′ Ursi (F).
Foggia (4-3-3): Nobile; Leo (47’st Chierico), Malomo, Di Pasquale, Costa; Odjer, Frigerio (47’st Sciacca), Di Noia; Peralta (25’st Peschetola), Vuthaj (29’st Ogunseye), D’Ursi (30’st Schenetti).
A disposizione: Dalmasso, Garattoni, Papazov, Petermann, Nicolao, Iacoponi, Tonin. Allenatore: Boscaglia
VIRTUS FRANCAVILLA (3-5-2): Avella; Idda, Caporale, Miceli; Cisco (22’st Carella), Tchetchoua (22’st Cardoselli), Giorno (13’st Risolo), Mendes (39’st Ejesi), Pierno; Patierno, Maiorino (1’st Ekuban).
A disposizione: Milli, Romagnoli, Di Marco, Perez, Mastropietro, Solcia, Fois, Macca, Enyan, Minelli. Allenatore: Calabro
Arbitro: Scatena di Avezzano. (Assistenti: Antonio Piedipalumbo, Andrea Nasti.)
Ammoniti: 12′ Leo (F), 21′ Di Noia (F), 46′ Giorno (VF), 61′ Frigerio (F), 65′ Murilo (VF), 75′ Malomo (F), 90+1′ Nobile (F).