Il Foggia e il Pescara si rincorrono: allo Zaccheria è spettacolo, il 2 a 2 rimanda tutto all’Adriatico
Il primo appunto è fondamentale per inquadrare la serata: quella tra Foggia e Pescara è stata una semifinale d’andata splendida. Giocata in una cornice di pubblico da “notti magiche”, tra due squadre ben messe, ciascuna con le proprie armi, affamate di grande calcio e allenate da due Maestri (il cui rapporto antico – e vogliamo dire anche questo – nessuna polemica neanche troppo nascostamente artefatta da qualcuno potrà mai mettere in discussione).
Il Pescara a Foggia strappa un pari pesante in vista del ritorno all’Adriatico in programma giovedì prossimo. Pesante perchè il Foggia, va rimarcato e non certo per partigianeria, ha meritato di più. Due legni e un secondo tempo nient’affatto remissivo anche dopo il pari di Bjarkason lo certificano, mentre la stessa condizione fisica, nonostante gli affanni di una rosa ormai ristretta e in viaggio da tempo sulla strada di questi lunghi playoff, si rivela assolutamente all’altezza dell’impegno.
Ciascuna con le proprie armi, dicevamo: Zeman punta sin da subito sulla rapidità di Cuppone al centro del tridente, con Lescano “arma finale” lasciata in panchina. Mentre a sostituire il play Palmiero è l’esperto Aloi. La sorpresa è Gozzi a sinistra al posto di Milani. Rossi non ha Frigerio ma trova il sostituto giusto: è l’islandese, che, con i suoi movimenti ad allargarsi in diagonale, sarà il vero uomo in più dei rossoneri.
LA PARTITA – L’inizio è scoppiettante sin da subito. Già al 2′ lo Zaccheria viene giù: nessuno (tantomeno il Gozzi di cui sopra) ha preso le misure a Garattoni, che può scendere e servire Schenetti sul secondo palo; la rifinitura per Petermann consente all’ex play del Boemo di scaricare un affilato sinistro a fil di palo che sorprende Plizzari. Il pubblico ruggisce, il clima è da arena e il Foggia ci da’ dentro con un pressing alto che impedisce al Pescara la costruzione dal basso. All’11’ è Ogunseye a sfiorare il raddoppio: tocco d’esterno sul cross da sinistra, Plizzari battuto ma palla sul palo. La prima risposta significativa dei biancazzurri con Gozzi al 13’: mancino dalla distanza, Dalmasso a fatica in angolo. Schenetti, a quanto dicono i giornalisti pescaresi al seguito, è una delle peggiori bestie nere della storia biancazzurra: lui lo conferma anche al 16’ quando scende e serve Garattoni: sul suo destro potente Plizzari deve salvarsi in angolo. A questo punto il Pescara capisce come sfuggire al primo pressing rossonero: la chiave è Rafia, che si abbassa e detta le sponde ai centrali; la conseguenza è che il Foggia si fa trovare lungo e si scopre tra le linee: invito a nozze per la squadra di Zeman, che alla prima occasione crea un tre contro due in campo aperto. Aloi preferisce il tiro che l’assist ai compagni smarcati ma Kontek si frappone col braccio: rigore e giallo per il centrale, che salterà il match dell’Adriatico, mentre dal dischetto un glaciale Rafia fredda Dalmasso. Segnato il pari, il Pescara alza i ritmi e al terzo contropiede in quasi inferiorità numerica Rossi capisce che è meglio attendere bassi. Il diagonale di Merola ad un passo al 28’ mette paura; poi Delle Monache alza troppo da buona posizione. Ma il Foggia ha sempre il colpo di coda in canna: allo scadere del tempo Bjarkason vola sulla destra e pennella un fantastico cross per il liberissimo Schenetti; sembra fatta, ma il colpo di testa si stampa incredibilmente sul secondo legno della serata. Non è finita: il Pescara riparte rapidissimo e trova l’ultimo tiro con Rafia: Dalmasso respinge un po’ a fatica.
Nella ripresa Zeman ne fa una delle sue, ridisegnando il tridente con Lescano e Kolaj per Merola e Delle Monache, mentre Cuppone è dirottato all’esterno. Cambio anche tra i pali: problemi per Plizzari, il boemo sorprende tutti lanciando il debuttare 2003 D’Aniello. L’inizio gli da’ ragione: l’italoargentino (come Ferrante) capitalizza già al 4′ un calcio d’angolo con una giravolta di forza e classe in area piccola che turlupina Kontek e fulmina Dalmasso. Il Foggia va sotto e tutti temono il peggio, pensando ai contropiedi del fresco trio d’attacco del Boemo. Oltretutto un’altra tegola sembra piovere su Rossi, quando Petermann deve lasciare il campo per un guaio muscolare. E invece è il Foggia che, piano piano, riannoda i suoi fili e serra i ranghi con un intelligente Di Noia a far da rianimatore e distributore. L’assenza dell’esperto Brosco si fa sentire quando la giocata tra Bjarkason (ancora lui) e Ogunseye spedisce il primo solo davanti a Plizzari (15′) : è il gol del pari che mette le ali ai rossoneri che, a sorpresa, sembrano avere addirittura più birra dei delfini. Tant’è che il Pescara si abbassa e il Foggia prova ancora un paio di sfuriate, prima che un sicuro Tremolada chiuda il match su un 2 a 2 che rimanda ogni verdetto all’Adriatico. Il pubblico dello Zaccheria recrimina ma canta un Foggia convincente e generoso. E che, è chiaro a tutti, non demorderà, neppure nel caldo catino ovale degli abruzzesi.
Giancarlo Pugliese
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[Foto: ph. Potito Chiummarulo]
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Foggia – Pescara 2-2 / Il tabellino
RETI: 2’pt Petermann (F), 24’pt rig. Rafia (P); 4’st Lescano (P), 15’st Bjarkason (F).
FOGGIA: Dalmasso; Leo, Kontek, Rizzo; Garattoni (22’s.t. Di Pasquale), Bjarkason, Petermann (8’s.t. Di Noia), Schenetti, Costa; Peralta, Ogunseye (32’s.t. Iacoponi). A disp.: Raccichini, Thiam, Markic, Vacca, Iacoponi. All. Rossi.
PESCARA: Plizzari (1’ s.t. D’Aniello); Cancellotti, Mesik, Boben, Gozzi; Rafia, Aloi, Kraja (25’s.t. Mora); Merola (1’s.t. Kolaj), Cuppone, Delle Monache (1’s.t. Lescano). A disp.: Sommariva, Crescenzi, Gyabuaa, Vergani, Desogus, Pellacani, Ingrosso, Germinario. All. Zeman.
ARBITRO: Tremolada di Monza 6,5.Pescara-FoggiaPescara-FoggiaPescara-Foggia
NOTE: spettatori 12mila circa; ammoniti Kontek (F), Di Noia (F), Gozzi (P), Rafia (P). Recuperi 1’ p.t.; 3’ s.t.