A mente fredda/ La sconfitta di Cerignola e le contraddizioni del Foggia. E non è “tutta colpa” di Somma

Senza attenuanti. Il derby del Monterisi è tutto in questo inciso, che suona addirittura come un eufemismo. Il Foggia di Somma stramazza al cospetto di un avversario che si rivela “più” in tutto: più giovane, più voglioso, più organizzato, più in forma. L’ultimo aspetto è quello più preoccupante: il Foggia ha la lingua di fuori. L’ha mostrata a fronte di un avversario più in palla e meglio messo in campo. Per giunta, con più ricambi: basta infatti leggere la distinta per comprendere che la croce di una sconfitta bruciante, che fa scivolare i rossoneri di ben due posizioni, non può essere buttata tutta addosso al tecnico Somma (come, da qualche parte, leggiamo e sentiamo…). Se infatti è vero che, inserendo Peralta dietro le punte in un 3-4-2-1, l’allenatore pontino ha messo (temporaneamente?) in soffitta il 3-5-2 di Gallo, apparentemente contraddicendosi (“Non voglio togliere certezze ai giocatori, perché portando novità in così poco tempo si rischia di commettere errori. Difficilmente toccherò equilibri consolidati”), è anche vero che, con l’assenza contemporanea di due centrocampisti (Di Noia e Schenetti) e con l’enigma Odjer che continua (una ne gioca e 5 ne salta: scelte tecniche o perdurare dei problemi fisici già sofferti a Palermo?), le opzioni a disposizione si riducono al lumicino: nella fattispecie, al Peralta di cui sopra e al giovane Bjarkason. Somma opta per il primo: Gallo è riuscito a trasformare Schenetti in mezzala (ed era già un mezzo miracolo), chiedergli di fare altrettanto con l’italo-argentino era francamente troppo. Tant’è che il tecnico ex RaiSport preferisce sistemarlo dietro le punte, e c’è anche da capirlo.

A Cerignola, però, il problema è che i ragazzi di Pazienza corrono a mille: l’Audace schiera un ’99 (l’esterno Russo), due 2000 (Langella e il terribile Achik), un 2001 (Zak Ruggiero sull’altro esterno: inarrestabile), e un 2002 (il foggianissimo Samele, che nel mercato di gennaio aveva sostituito il deludente ex Pablo Vitali). Saranno in particolare loro a rendere evidente il divario di fiato e velocità, sconquassando le fasce del Foggia e aggredendo gli spazi laddove i rossoneri non sembrano riuscire a chiuderli. Il tema della gara è evidente sin dal terzo minuto, quando una frenetica combinazione sulla destra porta Samele a cogliere un clamoroso palo (sarà il primo di tre legni cerignolani). Ma è appena l’avvisaglia di ciò che sarà. Uno, due e tre: in 11 minuti i giallazzurri calano il tris, capitalizzando prima l’errore di Thiam (fin troppo aspramente richiamato dal ds Sapio in panchina) che apre la mattanza di Malcore (6′); poi il mirabilante tacco di quest’ultimo, su sponda al centro conseguente ancora a un cross da destra; infine, la progressione di Achilk che, lanciato da Ruggiero, brucia sulla corsa l’intera linea difensiva rossonera insaccando tra palo e portiere. Lo strapotere dell’Audace, in particolare sulle corsie esterne, resterà il leit-motiv del match: il Foggia non si scuote, tanto che sembrerà addirittura casuale il golletto di Garattoni, che sbuca alle spalle di Allegrini correggendo in rete la pregevole pennellata di Rizzo, in chiusura di frazione. Nella ripresa il Foggia troverà addirittura la seconda marcatura, portandosi ad una lunghezza: la trattenuta su Ogunseye costerà il rigore che Petermann andrà a trasformare. Eppure l’undici rossonero non sembra ancora poterla raddrizzare perchè il Cerignola non ha finito la benzina: i contropiedi fioccano, agevolati anche dai cambi di Somma, alla ricerca dell’alchimia giusta per cambiare verso alla gara. Gli ingressi di Beretta e Vacca (per Costa e Frigerio) ripropongono perfino una sorta di 4-2-3-1 di “boscagliana” memoria: brutti ricordi, che si riaffacciano però minacciosi, perchè i neoentrati (in forma precaria e subito evidente: il ritardo sulla palla costerà all’ex Venezia il doppio giallo) non hanno birra e il Foggia si sfilaccia. L’effetto è consegnare il campo aperto al Cerignola e alle sgroppate di Malcore, che ora ha praterie: un suicidio tattico che solo per attimi di imprecisione non si trasforma in un’imbarcata anche nelle proporzioni del punteggio. Che si arrotonderà appena a 4 (poco per le occasioni create dai ragazzi di Di Toro e Pazienza) dopo lo splendido poker del biondo bomber in giallo, al termine di una fuga che metterà a sedere un distrutto Di Pasquale.

Se la cronaca si ferma qui, non altrettanto si potrà dire delle polemiche post gara. Somma, per molti, è principale imputato: noi però, consentiteci, leggiamo ancora la distinta (ed in particolare i nomi in panchina) e, pur senza fare sconti, dobbiamo però valutarne le attenuanti: non sono tanto generiche se, nella suddetta panchina, a sedersi, oltre ai portieri, ci sono due primavera, due infortunati (tanto per fare scena) e due neoacquisti in condizione palesemente inadeguata, oltre al mistero Odjer e a due difensori (Kontek e Rutjens, che almeno “oscurano” la presenza dell’ineffabile Markic). Strascichi di un mercato incomprensibile e inesplicabile, che, se non cancella gli errori del tecnico, quantomeno li propizia obbligandolo a trovare soluzioni non semplici in una rosa di fatto contata e che mostra, a questo punto cruciale del torneo, il fiato corto nei 13 o 14 elementi che hanno finora tirato maggiormente la carretta. Il derby intanto è perso, con sei punti su sei consegnati ai vicini ofantini e lo scivolamento al quinto posto (ringraziando l’errore sotto porta di Fella col Monopoli…) ma con appena una lunghezza di margine. E la sensazione che “distrarre” le responsabilità dai principali… indiziati a nuovi “capri espiatori” (come ci sembra di poter intuire da qualche commento già balenato in giro) non possa certo giovare ad una squadra che è stata fino ad oggi (e va detto) protagonista di una rimonta strepitosa.
Giancarlo Pugliese

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AUDACE CERIGNOLA – FOGGIA 4-2 / IL TABELLINO:

Reti: 12′, 18′ e 89′ Malcore (C), 23′ Achik (C), 45′ Garattoni (F), 57’ rigore Petermann (F)

Audace Cerignola: (3-4-3): Saracco; Ligi, Blondett, Allegrini; Russo (81′ Olivera), Langella, Bianco (16′ Capomaggio), Ruggiero (65′ Tascone); Samele (65′ Righetti), Malcore, Achik (81′ D’Ausilio).A disposizione: Fares, Trezza, Olivera, Capomaggio, Coccia, Inguscio, D’Ausilio, Mengani, Sainz Maza, Righetto, Tascone, Giofré. Allenatore: Michele Pazienza

Foggia (3-4-2-1): Thiam; Leo, Di Pasquale, Rizzo; Garattoni (86′ Bjarkason), Frigerio (65′ Vacca), Petermann, Costa (55′ Beretta); Peralta, Iacoponi; Ogunseye. A disposizione: Nobile, Pirró, Kontek, Vacca, Schenetti, Beretta, Bjarkason, Di Noia, Markic, Battimelli, Odjer, Capogna, Rutjens. Allenatore: Mario Somma

Arbitro: Tremolada di Monza (Assistenti: Trischitta di Messina e Allocco di Bra. Quarto ufficiale di gara Kumara di Verona)

Ammoniti: 53′ Costa (F), 64′ Leo (F), 72′ Vacca (F), 75′ Di Pasquale (F), 90′ Malcore (C), 93′ Capomaggio (C)

Espulsi: 94′ Vacca (F) per doppia ammonizione