Tentato omicidio, arrestato ex calciatore del Foggia

Foto: calciatori.com

Massimo Russo, calciatore del Foggia nella stagione 2007/2008, è stato arrestato oggi a Napoli. Il trentaseienne è accusato di tentato omicidio insieme con suo zio, Giovanni Russo. I fatti si sono svolti il 26 marzo scorso e ieri il GIP del Tribunale di Napoli ha disposto il provvedimento cautelare.

Russo giocò nel Foggia nella stagione 2007-2008, che vide i rossoneri centrare l’obiettivo dell’accesso ai play off per la promozione in serie B ed elimianti in semifinale dalla Cremonese, nel doppio confronto che promosse i lombardi grazie a due pareggi (0-0 nell’andata allo “Zaccheria”, 1-1 nel retour match dello “Zini) e al miglior piazzamento nella stagione regolare.

Arrestato Russo, ex Foggia e Napoli: tentato omicidio

Un chiarimento finito male, e sarebbe potuta andar peggio: Massimo Russo si è fatto accompagnare dallo zio nel centro estetico in cui lavoravano i fratelli Gennaro e Carmine Saltalamacchia, figli di Eduardo, boss di Forcella, attualmente in carcere. Alla base della lite vecchie frizioni e, probabilmente, una questione passionale: uno dei due accoltellati è stato fidanzato con l’attuale compagna di Russo. La discussione è presto degenerata e i due fratelli, dopo l’accoltellamento, sono stati trasportati d’urgenza in ospedale, dove l’intervento dei medici sembra aver scongiurato i rischi per la vita dei due.

Le volanti della polizia sono intervenute sul posto e hanno fermato Russo e suo zio; ieri il GIP ha convalidato l’arresto per motivi cautelari. Non è la prima volta che Russo ha guai con la giustizia: nel 2015, quando militava nell’Isola di Procida (Eccellenza Campana) fu coinvolto in una colluttazione nel corso della quale  – senza volerlo, disse lui – colpì il controllore, che cadde e riportò un trauma cranico e varie altre contusioni. Il club campano lo sospese, per poi tornare sulla decisione dopo una lettera di scuse del calciatore.

A questo si aggiunge una lunga squalifica per illecito sportivo rimediata ai tempi della Real Marcianise, poco dopo l’esperienza a Foggia: in concorso con alcuni compagni manipolò la partita con il Gallipoli di Giuseppe Giannini e fu condannato a tre anni e mezzo di sospensione.

E dire che Massimo Russo ai tempi del Napoli era considerato una vera e propria promessa del vivaio partenopeo. Terzino dotato di ottima corsa e notevoli doti balistiche, esordisce in prima squadra in serie B nel 2002, ma fa in tempo a collezionare solo nove presenze, l’ultima delle quali funestata da un intervento di insensata violenza di Pagano, difensore del Cosenza.

Frattura scomposta di tibia e perone, stagione finita e carriera compromessa: una mazzata tremenda. A Massimo Russo crolla il mondo addosso: finisce in giri poco raccomandabili, si abbandona ai vizi – anche alcool e droga – e dilapida tutto ciò che guadagna e anche di più, come dirà lui stesso in una intervista qualche anno più tardi.

Continua anche a giocare a calcio, certo, ma deve ridimensionare le ambizioni: nel Napoli alle prese con la crisi più grave della sua storia per lui non c’è più spazio.

Così Massimo Russo ricomincia dalla serie C, cambia spesso squadra (Crotone, Giugliano, Como, Avellino, Torres, Paganese) senza mai riuscire a ritrovare il passo e la condizione pre-infortunio. A Foggia approda  nel 2007-2008, alla corte di Sasà Campilongo: si mette in mostra con qualche buona accelerazione, ma gli manca continuità di rendimento e sulla fascia è chiuso da Nicola Mora. A fine stagione saluta senza troppi rimpianti, e passa al Marcianise: poi la squalifica che segna l’addio al calcio professionistico e accelera la caduta in un abisso dal quale Russo non è mai più riemerso.

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