Il battesimo rossonero di Nicolò
“Ciao. A Parma sarò con mio figlio Nicolò, 4 anni, tifosissimo del Foggia! Riusciremo a fare la diretta del battesimo allo stadio? Sarà la prima volta!!!! Farai da padrino?”
Quando ho letto questo messaggio indirizzato a Mitico confesso di essermi emozionato.
La prima volta allo stadio non è un avvenimento come tutti gli altri. È qualcosa che ti segna, lascia una traccia profonda, permanente, nella tua storia personale. È una di quelle cose che rimangono impresse nella memoria.
Come il primo giorno di scuola, il primo bacio, la tua prima auto.
Solo che è più importante di tutte queste se la squadra in questione è il Foggia.
Il Foggia non è come gli altri club, non si tratta solo di assistere a una manifestazione sportiva, a un match di calcio. Quando entri in uno stadio e sei fra i tifosi rossoneri, capisci che la vita ti ha riservato un privilegio, un destino speciale, un cammino comune in una passione che non conosce distanze, barriere sociali, differenze culturali o politiche. Fra quella gente, quelle sciarpe, quelle bandiere, non sarai mai solo. Il Foggia ti entra nel sangue dalla prima volta che lo vedi. Le sue gioie sono le tue, così come le sue sconfitte. Per quella maglia non c’è del semplice tifo. È l’amore allo stato puro, collettivo, condiviso. È una testimonianza di lealtà, la voglia di riscatto, la rabbia repressa dalla storia.
L’identità di un popolo.
E Nicolò doveva essere “iniziato”, andava accolto nella comunità come meritava, come si dovrebbe sempre fare quando un bambino sale per la prima volta dei gradoni e vede quel verde abbagliante del prato di un campo di calcio.
Così è partita l’iniziativa di Mitico channel. La cosa andava organizzata bene.
Telefono a Francesco da Prato e gli spiego la cosa.
– Che ne dici, si può fare?
Domanda inutile. Era già proiettato alla cerimonia, al rito, alla sacralità del momento.
– Facciamo la diretta alle 12:00, dal Tardini. Mandami il logo di Mitico e la tua firma. Chiamo Vincenzo, Roberto, Alessandro e gli altri amici. E dai il mio numero a Marika (la mamma di Nicolò n.d.a.). Questa cosa deve uscire bene.
Non poteva reagire diversamente!
Lo sapete com’è andata a finire.
Parte lo streaming, Francesco che parla, Vincenzo da Pomarance legge con voce possente il “certificato di battesimo”, Roberto da Figline val d’Arno che firma con lui, i “Foggiani in Friuli” che non arrivano in tempo a causa del traffico, ma c’è il loro regalo, le bomboniere (sì: bomboniere!) preparate dalla nonna sullo scudo dei satanelli, il nonno, il papà, mamma Marika, una curva che festeggia l’evento e 5.000 foggiani a fare da cornice all’evento, più o meno consapevolmente.
E poi c’è lui: Nicolò.
Con i suoi 4 anni ancora da compiere, la sua sciarpa rossonera, che lancia il suo primo coro.
La curva lo accompagna.
Marika lo solleva in alto:
“È il nostro futuro!”, urla forte.
Applausi e lacrime.
Sì, è il nostro futuro.
Nicolò è la voce che sosterrà i nostri colori negli anni a venire, insieme a tutti quelli della sua generazione e alle generazioni che verranno dopo.
Nicolò è parte di noi, continuerà dopo di noi ad amare questi colori, lo sosterrà sempre, in tutti campi e contro tutti gli avversari.
È stato battezzato alla fede rossonera da quegli adulti che sono tornati bambini per un attimo, che hanno rivisto la loro prima partita allo stadio, che hanno messo indietro l’orologio del tempo grazie a lui.
Un giorno anche lui farà lo stesso per un nuovo satanello, ne sono certo, e la nostra storia proseguirà.
Perché noi non siamo semplici tifosi.
Siamo leggenda.
Biagio Porricelli