De Zerbi e Di Bari: “Nessun coinvolgimento su eventuali ingaggi di calciatori imposti da clan mafiosi”

Sia Roberto De Zerbi, ex allenatore rossonero, ora al Sassuolo, che Giuseppe Di Bari all’epoca dei fatti D.S. del Foggia, respingono fermamente le valutazioni della D.D.A. dove secondo gli inquirenti la mafia imponeva al tecnico e al direttore sportivo  l’ingaggio di 2 calciatori. Le parole di Roberto De Zerbi non necessitano di alcun commento: “Contesto fermamente le sommarie valutazioni riguardanti la mia persona e professionalità in merito alle indagini della Dda che hanno determinato i provvedimenti del gip di Bari, coinvolgendo anche il Foggia per il tesseramento di due calciatori ai tempi della sua esperienza al Foggia. Io tengo molto al cognome che porto” -ha spiegato De Zerbi in conferenza stampa-,”per rispetto alla mia famiglia e alla società per cui lavoro. Già una volta mi hanno messo in mezzo e ne sono uscito pulito senza se e senza ma, e senza patteggiare, prima con una squalifica di tre mesi e poi con un proscioglimento totale. Anche questa volta ho la coscienza pulita, ma avere la coscienza pulita non mi basta, e non mi piace finire in un tritacarne del genere. Devo precisare che uno dei due non è stato mai da me allenato, mentre l’altro fu aggregato congiuntamente ad altri ragazzi della squadra Juniores nelle ultime gare del campionato. Nella stagione successiva non fu da me ritenuto idoneo per la prima squadra. Devo anche ribadire nella mia carriera, non ho mai accettato imposizioni da nessuno, neppure dai massimi dirigenti delle società in cui ho militato. Specificatamente a Foggia tutti sapevano che non ero influenzabile o tanto meno ricattabile. Mi sono limitato a fare l’allenatore e non avevo poteri su calciatori che la società voleva tesserare per poi mandarli in prestito in altre squadre.Dei due giocatori di cui si parla uno non lo conosco, l’altro giocava nella Juniores ed è stato aggregato per arrivare a 20 in allenamento, che è il numero di giocatori di movimento che mi servono quando alleno, e ha giocato 9′ l’ultima partita, che vincevamo 3-0, e l’anno dopo è andato in prestito. Vorrei dire altre cose, ma è giusto che aspetti, e mi dà fastidio essere messo in mezzo: spero di essere ascoltato presto dalla Procura. Se qualcuno si è piegato ai voleri altrui non so, so che io non c’entro. A Foggia ho fatto l’allenatore, ho portato 30.000 persone in uno stadio dove andavano in tremila, e poi sono stato mandato via perché tra me e la società c’era una visione diversa su tutto. Spero di chiarire la mia posizione il prima possibile, e di essere ascoltato in Procura, poi ognuno chiarirà la propria posizione in merito.” Anche l’ex direttore sportivo dei satanelli all’epoca dei fatti contestati, Giuseppe Di Bari è intervenuto per difendersi: “Devo contestare fermamente le notizie di stampa che mi attribuiscono un presunto coinvolgimento nell’ingaggio di due calciatori del Foggia Calcio imposto da esponenti di clan mafiosi. Nel mio percorso professionale non mi sono mai piegato a condizionamenti esterni e nei casi in cui ho subito minacce ho prontamente denunciato tali condotte”, ha dichiarato per il tramite del proprio legale l’avvocato Matteo Murgo.