L’opinione di Rino La Forgia: “Il Foggia sotto l’ombrellone”
Nel mentre il Foggia targato Felleca inizia a prendere corpo, insieme ai tanti nomi che circolano a comporre la rosa da consegnare al prossimo torneo, l’attenzione va verso i social.
Leggo le prime “fantasie” circa i nomi che potrebbero accasarsi dalle nostre parti e diciamocelo, è il bello del calcio estivo. La speranza è che ci si cali in quella che è la nuova realtà, una realtà che dice che i nomi intanto ci hanno fatto fare una brutta fine, una realtà che ci vede in D dove necessariamente si devono anteporre le vittorie al bel gioco, se è vero come è vero che in questa categoria dobbiamo essere solo di passaggio. E non è semplice come si crede, vuoi perchè partiamo in ritardo rispetto alle altre, vuoi perchè siamo il Foggia e tutti daranno l’anima per sgambettarci. Dunque niente nomi, ma abituiamoci a gente valida allo scopo.
Leggo che purtroppo tengono banco ancora le considerazioni sugli ex rossoneri, ormai quasi tutti destinati ad altre piazze. Mi rendo conto che soprattutto la rabbia non accenna a diminuire e me ne dolgo poichè chiusa una porta, necessariamente se ne deve aprire un’altra.
Certo, e ribadisco, i protagonisti dell’ultimo torneo li tengo in una certa considerazione, poichè erano consapevoli di certe magagne societarie e l’hanno tenuto per sè. A mio avviso avevano due strade: denunciare il tutto mettendo al corrente l’opinione pubblica, così da non arrivare ad una morte lenta e…certa. Del resto la lingua, la personalità l’hanno avuta quando decisero AUTONOMAMENTE di fare la famosa conferenza stampa in assenza della società, ds e persino allenatore. Quale occasione migliore? L’altra era quella di tacere, di non far esplodere il petardo, ma anche lì, se volevano preservare tifosi e categoria, avrebbero dovuto moltiplicare gli sforzi in campo (vedi Trapani). E tutto ciò io non l’ho visto. Nonostante questo resto comunque infastidito per certe offese, così come resto infastidito per termini tipo mercenario, che sicuramente non rappresenta un complimento, ma che di fatto non dice nulla, poichè credo che molti di noi lo siano nella quotidianità. Ci fosse una promozione, un aumento di stipendio, lo rifiuteremmo?
Certo resta il fatto che chi gioca fa il mestiere che desidera da bambino, osannati e spesso ben pagati, mentre dall’altra parte a parecchi di noi non capita che parte la sigla musicale “there must be love” quando si timbra il cartellino, ne quando si fa bene il lavoro quotidiano ci si reca a prendersi gli applausi sotto le curve, cioè davanti al capo ufficio o al datore di lavoro.
In ogni caso le lettere di commiato, i saluti alla città ed alla tifoseria non vanno assolutamente disprezzati, poichè nonostante sia andata come sappiamo, comunque a nessuno degli autori è stato prescritto dal medico, anzi nella maggior parte dei casi i tifosi si sono ulteriormente adirati (da Agnelli a Gerbo o Loiacono). Loro però almeno in questa circostanza ci hanno messo la faccia, ma altri, oltretutto più osannati di tutti, che fine hanno fatto? Che fine ha fatto chi doveva parlare a fine torneo? Dei Iemmello, dei Mazzeo, dei Galano, ne vogliamo parlare? Tutta gente che come routine vuole, felicissimi della nuova maglia perchè l’hanno sempre desiderata indossarla. La delusione per questi ultimi è lampante tra di noi: a distanza, per favore. F.F.
Rino La Forgia
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