L’opinione di Rino La Forgia: “La paura fa…pareggio”

Ecco, basterebbe pochissimo per archiviare la partita di Padova. Primo tempo in cui le squadre si temevano e come in queste circostanze fai fatica a vedere giocate spumeggianti e caterve di azioni da gol. L’impressione dal vivo e che comunque il Foggia mostrava qualcosa in più se non altro a livello di padronanza del campo e ciò mi faceva intuire che i rossoneri potevano essere, in positivo o in negativo, padroni del proprio destino. Poteva essere che capitalizzavamo una delle poche azioni gol, poteva essere un episodio autolesionista. Comunque sia, nonostante la prima frazione di gioco abbia offerto poco, la rete è giunta poco prima del duplice fischio, attraverso un bel assist di Mazzeo e di una mezza sforbiciata di uno smarcato Chiaretti (tutt’altro che semplice il gesto tecnico). Nell’intervallo immaginabile l’euforia dei presenti in tribuna (i foggiani erano ben distribuiti anche in altri settori, non solo in curva), a differenza del mio vicino di posto, tifoso veneto, che solo al 90 ho scoperto non muto. Così come la maggior parte dei supporter biancoscudati che a parte il “terroni, terroni”, sembravano allo stadio per caso.
Dal 46° in poi, invece, ciò che non ti aspetti. Nonostante il Padova fosse “inguaiato”, non mi vengono altri termini, ci siamo fossilizzati a impostare, fraseggiare, guadagnar tempo (come mancassero 2 minuti) in una zona delicatissima come la propria meta campo con giocatori come Billong e Martinelli, che da sempre non hanno nelle corde certe qualità (delle incertezze ce le hanno regalate già dal primo tempo). Dunque l’approccio del secondo tempo è stata improntata sulla paura, senza possibilità di ripartenze e con un Mazzeo e poi Iemmello , lì da soli a fare qualche sportellata a beneficio di…nessuno (l’occasione di Chiaretti è stata solo l’eccezione che ha confermato la regola). Sintetizzando con questo andazzo, in cuor mio, sapevo come sarebbe andata a finire, ma non sapevo quando, poichè di fatto abbiamo regalato metà campo agli avversari. Si dice che abbiamo subito la rete al 90, ma forse si dimentica un’altra colossale occasione da rete qualche minuto prima. Al pareggio subito dunque è calato il buio, la delusione, la rabbia. Potremmo finirla qui, ma noi siamo tifosi, noi siamo legati a questa maglia e ci sentiamo in dovere di andare oltre.
Dalla fine del match in poi si è andati alla caccia del responsabile del gesto insano nell’area di rigore che ha permesso il pareggio dei padovani. Molti di noi sono bravissimi nell’autolesionismo e soprattutto nel semplificare il tutto. Colpa di Agnelli, e lì ne sto sentendo/leggendo di tutti i colori. E confesso di provare molta vergogna circa le offese al calciatore e soprattutto alla persona. Già, noi semplifichiamo tutto perchè evidentemente ormai abbiamo “puntato” l’elemento (sempre con vergogna rammento i fischi a lui destinati in Foggia-Pescara), perchè è la causa della rovina del Foggia. Molti non vogliono vedere, sempre per semplificare, che solo a Padova, e non vado oltre, delle giocate, chiamiamole superficiali, si erano già verificate. Molti non vogliono vedere che non siamo in grado di fare delle ripartenze, che abbiamo lasciato degli attaccanti (uno), in balia degli avversari e che questi ultimi, pur essendo scarsi, le hanno provate di tutte, pure a scavalcare direttamente il centrocampo. Dunque colpa di Padalino? Già, perchè i profondi conoscitori di calcio avrebbero inserito i Cicerelli, i Marcucci, purchè non Agnelli. Si semplifica, si semplifica tutto e non si vuol comprendere che in questa fase tra i colpevoli sono da escludere proprio i calciatori ed il tecnico. I primi perchè spesso giocano come non è nelle loro caratteristiche, il secondo perchè deve fare con quello che ha tra le mani. E’ evidente che molti saranno in disaccordo, ma preferisco osservare la questione nel complesso e dire che quando un pesce puzza, puzza dalla testa. Le riflessioni sono veramente tante, a partire dal come è stata costruita la squadra, che è un pò come quando vai dall’edicolante a comprare una bustina di figurine panini. Tanti giocatori di livello, che in altre formazioni farebbero la fortuna della squadra, ma che nel Foggia rappresentano un’accozzaglia presa con gli sconti….o anche meno, al fine di esaltare il pubblico foggiano, ed aggiungendoci pure proclami (gravissimi) di serie A. Errori che si son pure ripetuti a Gennaio quando oltre a intervenire in difesa, causa infortuni di Tonucci e Camporese, non si è stati capaci di inserire (a centrocampo soprattutto) elementi in modo chirurgico. Ed anche lì, sempre con grande semplificazione e superficialità, molti si sono spellati le mani con applausi alle operazioni portate in porto. Ma non vado oltre, non è tempo di processi e ne li vorrei fare perchè abbiamo degli obiettivi e non siamo morti come traspare dall’umore di qualcuno (a costoro rammento che il week end lo si può riempire facilmente con “C’è posta per te”, “L’isola dei famosi”, “Le iene”, e tanto, ma tanto altro).
Io sò, e parlo in modo presuntuoso anche a nome di altri, che il nostro capitano godrà della stima della maggior parte dei supporter, consapevole che solo chi è assente o non lavora, non sbaglia. Stima per chi comunque in campo ci mette anima e cuore. Onorato infine del popolo rossonero, la parte sana e costruttiva, specie quello che trovi in trasferta. Loro sì che hanno diritto pure ad incazzarsi (scusate il termine), ma che già dal giorno dopo sono pronti a rientusiasmarsi, ad organizzarsi per il prossimo match, come se nulla fosse successo. Riguardo poi la situazione di classifica, siamo più che in corsa e non si tratta di falso ottimismo. Lo dicono i fatti. F.f.

Rino La Forgia

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