L’opinione di Rino La Forgia: “Lasciateci in pace”
Nel mentre il terremoto di questi giorni sta mettendo a dura prova le ansie di molti di noi, personalmente sono ancora con lo sguardo su quel tappeto verde del Bentegodi, a giocatori buttati a terra, alla folla rossonera tra pianti, rabbia e delusione. Al grido di terroni di m… (che qualcuno dalle nostre parti rammenti come siamo considerati, ma questo è un’altro discorso). E da lì silenzio tombale, anche da parte di chi avrebbe dovuto dire qualcosa a quell’esercito che ha invaso autostrade e treni. Per fortuna ci ha pensato Grassadonia, ma qui stendiamo un velo (forse meglio un lenzuolo) pietoso sulle sue solite esternazioni, sia da tecnico, che da uomo. Sono rimasti i racconti, il magone, è rimasta la pioggia a nascondere delle lacrime che avremmo tanto voluto fossero di gioia. Ma è destino che non c’è mai pace, che non si è neppure iniziato ad elaborare la tragedia sportiva, che tanti cuori son tornati a sussultare. Prima la vicenda Palermo (all’ultimo posto), poi il sogno di ritrovarsi, chissà, ancora nel calcio che conta. News, comunicati a go go e ti rendi conto che basta un punto, un maledettissimo punto a farti rivedere il paradiso, creandoci illusioni. No signori, noi siamo retrocessi, siamo retrocessi sul campo così come abbiamo meritato. Siamo in C con una formazione squinternata (ancora grazie Nember), sia pur con dei singoli con l’indubbio valore. Un maledetto punto per cui ci stiamo “uccidendo” tra calcoli e probabilità. Confesso che la cosa la osservo con distacco se solo penso che un Iemmello non si è capito bene con quale parte del corpo volesse sospingere in rete quel pallone o se pensiamo al contrasto maldestro di Martinelli, ma lista sarebbe lunghissima. Sarebbe bastato poco, altro che Lega B, Coni, avvocati e quant’altro. Ci si è messo il Palermo (non desiderandolo), ci si è messo Lotito a “regalarci” giornate calde, e per certi versi colgo anche degli spunti positivi. Si parla ancora del Foggia, del nostro Foggia, ancora lì sulle prime pagine dei giornali, sia pur maltrattato come la storia ha sempre detto. Stempera poi i toni nei confronti di chi troppo spesso ha impegnato il tempo tra selfie e tatuaggi, anzichè rappresentare degnamente tanti cuori, una città, una provincia. Ma queste vicende stanno anche insegnando ai più sprovveduti come è bene aprire gli occhi, stanno insegnando che ciò che sembra lealtà, sportività, sono spesso solo nei cuori di chi affolla i gradoni di uno stadio. Fate ciò che volete, ma non illudeteci. F.F.
Rino La Forgia
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