L’opinione di Rino La Forgia: “…Tra silenzi e incertezze”

Silenzi sugli sviluppi societari, di conseguenza incertezze sul futuro del Foggia. Incertezze sulla categoria, sulla rosa, sul mister e magari pure sul magazziniere. Questo dunque lo stato di fatto dopo una cocente delusione sul rettangolo di gioco. Non è per noi una novità, poichè abbiamo vissuto momenti simili anche in passato, però facciamo sempre fatica a vivere certi stati d’animo.
Riguardo la società i silenzi credo siano inopportuni, quantomeno per non lasciare i tifosi in balia di possibili tempeste all’orizzonte, mentre dall’altra parte è comprensibile tale atteggiamento poichè sappiamo che ci sono da affrontare due partite ancora in corso e tutt’altro che trascurabili: il futuro assetto societario (da tempo i Sannella hanno dichiarato le loro intenzioni) e le continue dispute nelle aule dei tribunali (per un risarcimento di natura economica o sportiva. Più la prima, dico io). E dunque cos’altro dovrebbero aggiungere se neppure loro sanno…?
E’ evidente che chi ne fa le spese sono come al solito i tifosi, ormai rabbiosi, delusi, rassegnati, impauriti da quest’annata calcistica. Soprattutto in confusione, e te ne accorgi, sia pur per me incomprensibilmente, quando molti evidenziano ciò che è accaduto sul terreno di gioco, piuttosto che nelle aule dei tribunali. Vero signori miei che tutto questo polverone degli ultimi tempi avviene solo ed esclusivamente per un misero punto che i nostri “eroi” non sono stati in grado di portare in cantiere, ma è altrettanto vero che esistono anche delle regole. Regole che possono ed hanno stravolto delle classifiche, tant’è che chi dice che siamo retrocessi sul campo e basta, e non ne vuol sapere di giustizia sportiva, dimentica che noi stessi siamo partiti con una penalizzazione, e che senza di quella ora parleremmo già di campagna abbonamenti. Tra l’altro, a voler essere pignoli, probabilmente neppure il -6 doveva esserci assegnato, visto che certe motivazioni son man mano cadute. Dunque non comprendo il perchè molti di noi si sono schifati all’idea di riconquistare la serie cadetta attraverso una toga. Aggiungo poi che ciò che è avvenuto dal 13 Maggio in poi, oltre a far gridare allo scandalo, ha richiesto assolutamente il non subire passivamente e far emergere certe cose tutt’altro che chiare, vuoi per preservare i nostri colori, ma permettetemi di dire, anche per dare credibilità al calcio italiano. Sia chiaro che chi scrive, da Verona in poi non ha sentito più la B come la categoria d’appartenenza, vuoi per i personaggi del “palazzo” a noi ostili, vuoi perchè se la proprietà vuol mollare, che possibilità hai? Senza considerare il “peso” politico in certi ambiti (persino il Carpi ha deciso per noi, sia contro il Venezia, sia nella famosa riunione di lega, salvo poi il presidente lasciare il timone della squadra subito dopo). A coloro poi che insistono sui punti che potevamo fare qua e là e non abbiamo fatto, ritengo sia sicuramente giusto dare i “meriti” a chi di dovere, ma a mio avviso si sbaglia nel colpire i singoli interpreti. Ovvio che non si vuole sminuire il “valore” di chi è sceso in campo, ma dal mio punto di vista è più corretto tirare in causa l’intera area tecnica, che poi si riduce ad un’unico personaggio. Quando una formazione che con 3-4 elementi di valore può ambire alle zone alte di classifica, viene quasi del tutto smembrata, quando ti liberi volutamente di elementi da cui non potevi prescindere (magari pure regalandoli o quasi), quando a causa di ciò sei costretto a buttare nella mischia dei giovani che devono avere tempo per crescere (Carraro) o mettendo nelle condizioni un Agnelli di fare figure barbine, quando mi regali un quarantunenne come Bizzarri (che ci ritroveremo), quando ingaggi un mister con lo scopo che ti faccia da “secondo” visto che non è uno navigato, visto che ha collezionato solo retrocessioni (essendo un giusto profilo per qualcuno, io non mi meraviglierei per la riconferma). Quando mi acquisti elementi col solo scopo di farci riempire la bocca (io stesso ci sono cascato), ma non ti accorgi che non sono funzionali al sistema di gioco (3-5-2) utilizzato per gran parte del torneo (Galano), quando non ti accorgi che abbiamo giocato un’intera stagione con Iemmello-Mazzeo, cioè la sommatoria di una valanga di gol, ma non comprendi o non vuoi comprendere che il primo (che oltretutto arrivò infortunato) si è esaltato con De Zerbi attraverso i Sarno e gli Angelo ed il secondo con Stroppa attraverso il lavoro oscuro dei Beretta e Nicastro (anche questi frettolosamente sbolognati), quando non ti accorgi che un Rizzo serve solo a fare numero (gli infortuni continui non li sapeva solo chi di dovere?). Quando succede tutto ciò ed altro ancora, di che parliamo? E se poi si riparte sempre da lui come primo puntello (senza avere certezze neppure sulla proprietà), ti rendi conto che forse anche la serie C rappresenta un male minore. A noi comuni tifosi non resta che sognare, non resta che pensare a quello che vorremmo fosse il nostro Foggia. Una società che indipendentemente dalla categoria sia composta da gente che abbia a cuore la “creatura”, una società in grado di fare ciò che un tempo facevano i predecessori, cioè conti a posto magari lanciando giovani promesse che ti permettevano di dare ossigeno alle casse (mi si dica chi abbiamo lanciato negli ultimi anni), attraverso elementi in grado di girare campi polverosi (e non stando in panchina) e di guidare una squadra capace di buttare il sangue in campo (Pavone-Zeman). Elementi anche non foggiani, perchè no, ma che hanno sposato Foggia ed il Foggia attraverso gli anni vissuti in terra dauna, in grado di offrire la propria esperienza, il proprio attaccamento (Pirazzini). Si chiede troppo? La risposta la conosco già, ahimè. F.f.

Rino La Forgia

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