M’arrecòrde/ Frosinone, Foggia e la storia di Giuseppe Pozzo

L’ultimo appuntamento della stagione (regolare, ahimè, qualche rimpianto è lecito) è fissato a Frosinone. La squadra ciociara è approdata soltanto in anni recenti nell’elite del calcio italiano, e pertanto, per rintracciare la prima trasferta del Foggia a Frosinone, occorre scartabellare le cronache di stagioni un po’ buie e sottotono della nostra storia. Precisamente, bisogna risalire al campionato di Quarta Serie, in cui il Foggia è retrocesso l’anno prima: l’8 marzo 1953, i satanelli sono battuti per 2 a 1, e quella sconfitta, sommata all’altra, sempre in terra laziale, di Colleferro della domenica successiva, sarà decisiva nel precludere agli uomini di Marsico l’accesso alla finale e la speranza di una pronta risalita.

Giuseppe Pozzo

Dalla cronaca che leggete, estratta dal Corriere dello Sport, spicca nel Foggia la prestazione di assoluto rilievo della mezzala d’attacco Giuseppe Pozzo, autore della rete, e il duro colpo, causa prima della sconfitta, conseguito al suo infortunio, che lascia i rossoneri in 10 (all’epoca non erano consentite sostituzioni). Anche in quelle stagioni opache, vissute in campionati minori, non mancano di risaltare nelle nostre file figure di assoluto valore. Giuseppe Pozzo nasce a Vercelli il 28 gennaio 1920, e proprio con i bianchi della sua città disputa, a partire già dal 1938, numerose stagioni in serie B. Continua la sua carriera tra i cadetti con la maglia dello Spezia, per approdare a Foggia, ormai trentunenne, in serie C . Dotato di classe indiscutibile, pur nell’età del declino, gioca tre brillanti campionati con la casacca rossonera, e … si lega indissolubilmente alla nostra terra ! Infatti, dopo l’esperienza col Foggia, va a concludere la carriera nella seconda squadra concittadina, l’Incedit, espressione dell’azienda cartaria, in cui assumerà anche il ruolo di allenatore – giocatore, risultando uno dei protagonisti dello spareggio vincente del 1956 che promuoverà i canarini in Quarta Serie. La sua carriera di allenatore è appena agli inizi, perché, dopo un’altra esperienza vincente con il Giulianova, sarà per tantissime stagioni, fino alla metà degli anni settanta, nell’area tecnica del Foggia, principalmente come allenatore in seconda, fungendo da vice, per dire, di tecnici come Pugliese e Maestrelli, oppure da allenatore della squadra Primavera e dell’under 23, formando tantissimi giovani poi approdati anche in prima squadra (un nome per tutti: Valente).

Andiamo quindi a chiudere il campionato in quel di Frosinone, con qualche rimpianto, dicevamo, per i playoff mancati, con un pizzico di rammarico per essere, quasi sicuramente, solo spettatori dell’altrui festa, ma, non dimentichiamolo, con l’assoluta tranquillità di aver brillantemente conseguito da tempo, a suon di gol e bel gioco, il nostro obiettivo, e di poter vivere senza ansie l’ultimo appuntamento dell’anno. Chi l’avrebbe detto, giusto un girone fa, dopo l'(ennesima) sconfitta interna con i gialloblu …

Walter Guarini

(In copertina: un’immagine dello Stadio “Matusa” di Frosinone negli anni ’50)

Frosinone – Foggia  2 – 1 (8/3/1953)

FROSINONE: Vitti; Standoli, Spinato; Di Girolamo, Perinelli, Catenacci; Fortuna, Dini, Quercia, Piccolomini, Bianco.

FOGGIA: Pandolfo; De Vitis, De Brita; Orlando, Leonzio, Buin; Luzzi, Di Fonte, Piani, Pozzo, Reddi.

ARBITRO: Tovani di Pisa.

RETI: 32’ Dini (Fr), 46’ Pozzo (Fg), 72’ Quercia (Fr).

NOTE – Nel secondo tempo l’attacco foggiano assume questo schieramento: Reddi, Luzzi, Piani, Pozzo, Di Fonte.

Cielo coperto, giornata fredda con vento. Pubblico circa 2,500 persone. Angoli 2-2.

 

(da IL CORRIERE DELLO SPORT)

         Il Foggia sin dall’inizio partiva all’attacco e portava serie minacce a Vitti. Il Frosinone si scuoteva, ordinava le sue idee, e dava mano alle sue polveri. Il Foggia si faceva più guardingo. De Brita e De Vitis non avevano un attimo di sosta ma si disimpegnavano egregiamente, Leonzio cercava di infrenare le incursioni del suo poderoso avversario, Orlando e Buin dovevano far ricorso a tutta la loro classe.

         Si arrivava al 32’: Fortuna fuggiva con la palla al piede e si liberava del suo angelo custode; Pandolfo avvertiva la minaccia e usciva in extremis: le sue gambe respingevano il tiro della svelta ala destra canarina. La palla però vagava ancora nella sua area, e perveniva a Quercia, Quercia la dava a Dini che metteva in rete: 1-0. Il Frosinone non si accontentava e il Foggia non riusciva ad allentare la pressione. Ancora una palla di Quercia a Fortuna e il palo era il bersaglio colpito.

         Nella ripresa il Foggia appariva più manovriero e alla prima azione (1’) si riportava in parità. Reddi dava a Luzzi, Luzzi a Pozzo: l’interno foggiano con tutta tranquillità si aggiustava la palla e poi, improvvisamente, lasciava partire un tiro-fucilata da oltre 20 metri, Vitti non tentava neanche la parata. La lotta si faceva sempre più serrata. Ma il Foggia non girava più a dovere. Cos’era successo? Un incidente – uno strappo muscolare alla coscia destra – aveva menomato il suo attacco nella persona dell’uomo più in gamba: Pozzo. Cercavano allora gli uomini di Marsico di mantenere quel risultato fino allora acquisito. Ma non la pensavano così gli uomini di De Angelis che centuplicavano le energie superstiti e minacciavano Pandolfo e al 27’ riuscivano a batterlo. Su rimessa laterale, in prossimità dell’area foggiana, la palla perveniva al centrattacco frusinate Quercia. Pandolfo probabilmente si aspettava un tiro saetta del cannoniere del girone, senonché Quercia faceva partire un tiro a parabola nella parte opposta ove era piazzato il numero 1 rosso-nero, il quale, tornando indietro a piccoli passi riusciva a toccare la palla ma non poteva impedire che finisse in rete mentre egli stesso sbilanciato cadeva a terra.

        Lo stadio esplose e il pubblico sembrava impazzito. I rossoneri attorniavano l’arbitro e a lui richiedevano l’annullamento della rete perché la rimessa laterale spettava ai foggiani. Questo l’unico neo della partita. Una partita incandescente, tutto ardore, tutta vitalità, tutto gioco e con molta tecnica.  Sei minuti prima dopo una brillante manovra tra Di Fonte e Piani il palo aveva respinto un tiro del centrattacco ospite pareggiando così il palo di Fortuna.  Quando il tempo stava per scadere (44’) a Luzzi si presentava l’occasione del pareggio ma il suo tiro, da ottima posizione, finiva nettamente a lato. Ancora qualche calcio e poi il pisano Tovani che ha diretto l’incontro con precisione e con decisione, fischiava la fine.