Il Foggia di Palermo tra abbracci e…profezie!

Lasciatecelo dire: venerdì scorso eravamo stati buoni profeti. Citando i timori di Zamparini e il clima un po’ teso del capoluogo siciliano, avevamo detto che c’erano le condizioni “per fare l’impresa”. E l’impresa è arrivata. Autentica e meritata. Legittimata anche sullo 0-0 e in 11 contro 11 con quel travolgente inizio ripresa interrotto solo dal capovolgimento di fronte che ha portato allo sfortunato rigore di Loiacono. Una parentesi in un monologo rossonero in quello che è stato probabilmente il miglior secondo tempo del torneo. No, non siamo maghi: siamo soltanto convinti che a Foggia, nonostante le disavventure giudiziarie degli ultimi tempi, c’è chi sta lavorando bene, con piena cognizione di causa. E a lungo andare, il buon lavoro paga…sempre.

SEMAFORO VERDE: L’ABBRACCIO

Quello tra Luca Nember e Giovannino Stroppa. Il primo ha ricostruito la squadra, innestando giocatori di sua fiducia e dalle indubbie motivazioni. Il secondo l’ha messa in campo, cambiandone la formula numerica ma confermandone in toto l’identità: quella di un undici che punta sempre sul gioco, su un calcio propositivo e audace, al limite del temerario. Così è stato anche a Palermo: quel pressing altissimo che ha mandato in bambola a più riprese la favorita n°1 del campionato e la reazione determinata e inesorabile dopo lo svantaggio , sono indici non di sfrontatezza incosciente ma di piena fiducia nei propri mezzi e nelle proprie potenzialità. Aspetti spesso mancati nel girone di andata. In quell’abbraccio dunque, arrivato al gol – straordinario, è bene dirlo – di Duhamel (come a dire “mamma Luca, chi mi hai preso”), si manifesta pienamente il nuovo corso di questo Foggia

Alla tenacia immarcescibile dei veterani di lungo corso Agnelli, Loiacono e Gerbo, si è unita l’esperienza e l’entusiasmo dei nuovi, in un’alchimia talmente perfetta da far stropicciare gli occhi a tutti: avversari, addetti ai lavori e tifosi. Con una sensazione sommessa e appena sussurabile: il bello deve ancora venire.

 

SEMAFORO GIALLO: Francesco NICASTRO

E’ riapparso a sorpresa a inizio anno, riemergendo dal tunnel dei guai fisici che gli avevano fatto saltare praticamente un intero girone. Una coppia inedita quella con Mazzeo, che in realtà non ci è affatto dispiaciuta. Tanto movimento, molto sacrificio, intesa e idee interessanti col compagno di reparto. Perchè allora questo “giallo”: perché , a un certo punto, è entrato Mathieau Duhamel: e con una botta di assoluta ignoranza, da bomber navigato del calcio di provincia, si è presentato alla serie B. A occhio, si apre una bella competizione, con Beretta, per giunta, sullo sfondo. Tanto assortimento eguale grande varietà di soluzioni: finalmente. Stroppa, immaginiamo, gongola.

 

SEMAFORO ROSSO: Igor CORONADO

Era stato l’oggetto dei desideri più pregiato dell’estate rossonera, dopo l’ottimo biennio vissuto al Trapani, che l’aveva scovato addirittura a Malta. Ma quello era forse l’unico piano , come poi il campo ha dimostrato, in cui col Palermo non c’era partita, visti i milioni messi sul tavolo dai rosanero . Peppe Di Bari, nell’ormai famosa trasmissione di Sky, aveva di nuovo tirato fuori il suo nome, eleggendolo a paradigma di un mercato a suo dire con troppi obiettivi fuori portata per le possibilità societarie. Pochi giorni dopo, come tutti sanno, fu rimosso dall’incarico. In questo frattempo il golden boy brasiliano, con la sua andatura caracollante, ha illuminato sia pur a fasi piu o meno alterne il torneo dei rosanero. Mentre, a Foggia, Nember riusciva nell’impresa di rinforzare la squadra tagliando almeno mezzo milione di euro dal budget annuo. Fin qui la storia: mentre quella di Palermo-Foggia è cronaca recente. L’asso brasiliano accende la luce con l’assist a Nestorovski nell’azione del rigore. E poi la spegne, con l’entrata scellerata su Gerbo (a proposito per Alberto un assist, un rigore e due espulsioni procurate in due partite. Scusate se è poco!). La conseguente espulsione consegna la partita al Foggia. Più rosso di così, si muore.