Vista da lontano/ Caso-Stroppa: da che parte sta l’ingratitudine

Ubriacone, coniglio, mercenario, incapace, persona senza dignità e senza coraggio, e potrei continuare all’infinito. Sono questi i termini con i quali la stragrande maggioranza dei tifosi, o presunti tali, sta salutando Giovanni Stroppa attraverso post e commenti sui vari social. Ad un certo punto, ammetto senza vergogna, avevo pensato fossero indirizzati a qualche esponente di squadre con le quali abbiamo una storica rivalità! E invece no, erano proprio per l’ormai ex allenatore dei satanelli.

L’accusa, a loro dire, è quella di ingratitudine. Mi chiedo, siamo sicuri che l’ingrato sia lui? Foggia non merita di dire addio in questo modo a colui il quale, arrivato tra lo scetticismo generale, ci ha permesso di raggiungere una promozione in Serie B che mancava da 19 anni, dominando un campionato, stravicendo la Supercoppa di Serie C e, non da ultimo, regalandoci un campionato di Serie B che solo per gli errori dei singoli (Guarna e Pillitteri, ad esempio) non si è concluso con la conquista dei playoff.

Sia chiaro, non vale nemmeno la pena di addentrarci in disquisizioni tecnico-tattiche. Anche se non fossero stati due anni di successi, l’onta per il tono di reazione a questo addio sarebbe rimasta comunque agli stessi livelli. Forse aveva proprio ragione Umberto Eco o forse no! Sta alla Foggia civile dimostrare che l’ingratitudine, semmai, è di chi non crede che questa città e il suo popolo possa affrancarsi una volta per tutte di un marchio che non le deve competere!

A Stroppa, come a tanti che lo hanno preceduto, ottenendo molto meno in termini di risultati, un sincero in bocca al lupo. Sarebbe bello ritrovarlo da avversario e sconfiggerlo sul campo. Foggia e il Foggia sono sempre andate avanti!