ZEMAN, il canto del cigno

Zeman non è più l’allenatore del Pescara. La notizia era nell’aria ma adesso ha avuto la conferma ufficiale. Ci piace raffigurarlo da giovane allenatore rampante seduto sulla panchina che gli darà fama internazionale, quella del Foggia di Casillo. Sembra passato un secolo dai giorni felici di Zemanlandia. È di poco fa invece la notizia che Sebastiani lo allontana dalla panchina abruzzese, l’ultima piazza nella quale ha dato spettacolo stravincendo il campionato cadetto nel 2012 e consacrando grandissimi campioni come Insigne, Immobile e Verratti. Nella sua carriera Zeman di campioni ne ha valorizzato tanti, tutti giovanissimi, Totti e Signori su tutti, ma ha ricevuto dal calcio molto meno di quello che ha dato in più di trent’anni di carriera. Un po’ per il suo carattere schivo, anticonformista, un po’ per la sua lotta ai potenti della FGCI e della Lega (quando ebbe il coraggio di scoperchiare il vaso di pandora del doping nel calcio nazionale) non è mai riuscito ad ottenere quei titoli che allenatori molto più modesti di lui sfoggiano in gran numero in bacheca. Ha sfiorato lo scudetto con la Lazio, beffato guarda caso proprio dalla Juve. Ha incantato l’Olimpico con la Roma di Sensi, ma anche lì non è riuscito ad andare oltre un onorevole quarto posto. Ha dovuto subire anche un umiliazione da Moggi che, durante il processo contro lo staff medico della Juve, gli ha chiesto con insolenza cosa mai avesse vinto in carriera. Da allora il suo girovagare in Italia ed in Europa non gli ha portato niente di rilevante se non un buon campionato in serie A con il Lecce e la fantastica cavalcata in B con il Pescara. A monte e a valle altre due cocenti delusioni a Napoli e a Roma, oltre al fallito tentativo di far tornare ai fasti del passato il Foggia di Casillo ricominciando dalla Lega Pro. Quest’anno ha accettato di tornare a Pescara, perchè lontano dal rettangolo verde davvero non riesce a stare. Sin dall’inizio ha dimostrato però insofferenza verso la dirigenza biancoazzurra per una campagna acquisti estiva che non ha mai condiviso fino in fondo. A gennaio la situazione non è migliorata, sia al mercato di riparazione che sul campo. È riuscito a scippare una vittoria nel “suo” Zaccheria giocando, udite udite, di rimessa. Poi la caduta libera in classifica fino alla notizia dell’esonero di stamattina.
Crediamo che l’esperienza abruzzese debba mettere la parola fine alla sua carriera perchè un uomo come lui non merita altre umiliazioni. Ha amato tanto la Roma, non sempre ripagato, ma il suo capolavoro rimarrà per sempre quel Foggia sbarazzino che sudava per i gradoni dello Zaccheria per poi dare spettacolo in tutti gli stadi d’Italia. Acqua passata non macina più, ma come non pensare che se Casillo avesse tenuto in squadra i campioni di allora chissà oggi cosa sarebbe stata la nostra e la sua storia. A Foggia avrà sempre un posto sicuro dove tornare, e proprio al Foggia Zdenek ha dedicato due righe in un intervista all’inizio del girone di ritorno che adesso suonano profetiche e di buon augurio: “Meno male che il Foggia lo incontriamo adesso, perchè già giocava bene e così come si è rinforzato, oliati i meccanismi, sarà durissima per tutte affrontarlo!”
Grazie di cuore Maestro.

La Redazione